Era da un po’ di tempo che avevo sentito parlare di questo film “Sono in lista”… sicché l’ho salvato tra i miei film da vedere e ho fatto passare del tempo prima di decidere di vederlo. Il perché? Il motivo è semplice… sapevo che non si trattava di un semplice film da sabato sera! Ho scelto la sera giusta dove avevo l’attenzione giusta, la curiosità giusta e la voglia giusta di captare appieno l’essenza del docu-film sulla nightlife milanese dagli anni ’70 ai giorni nostri. Ho sempre pensato che riguardasse anche me…sono nata nel 1984 ed infatti così è stato!
Il documentario nasce da un’idea di Stefano Fontana ed è condotto da Albi Scotti di Dj Mag ed è sua anche la sceneggiatura; direttore della fotografia è Carlo Mauri e la regia di Andrea Paulicelli. Gli ospiti sono Claudio Cecchetto, Joe T Vannelli, Albert Hofer, Alberto Rorido, Alessio Bertallot, Bugsy, Daniele Orlando, DJLMP, Lele Sacchi, Leme, Lorenzo Fassi, Mace, Mara Prandato, Marcellina Di Chio, Marcelo Burlon, Marco Greco, Marco Rigamonti, Massimiliano Ruffolo, Natasha Slater, Nicola Guiducci, Obi Baby, Rosangela ‘Pinky’ Rossi, Ringo, Rocco ‘Rocoe’ Civitelli, Rocco Fusco, Ruggero Isacchi, Saturnino, Sergio Tavelli, Simone Giudici, Stefano Astore, Stefano Fontana, Tiberio Carcano, Tommaso Nisi.
Se state cercando un docu-film sulla nightlife milanese “Io sono in lista” è quello che fa per voi! Che siate amanti della vita notturna o meno, in sessanta minuti vedrete l’evoluzione di una città come Milano dagli anni ’70 ai giorni nostri nel mondo del clubbing.
“Il concetto di discoteca è italiano” inizia così “Io sono in lista”
Quando ebbi la mia prima esperienza di lavoro all’estero in UK la prima cosa che appresi fu proprio questa. Lì non si chiamavano discoteche ma club; erroneamente pensavo si trattasse di night club perché in Italia a quei tempi ( e sto parlando del 2004) i club erano intesi ancora come locali notturni un pò osè. Invece lì erano vere e proprie disco dove si ballava qualsiasi tipo di musica, dall’house all’hip hop.
Ma vediamo insieme un piccolo resoconto del documentario “Io sono in lista” raccontato da dj, produttori, esperti del settore che hanno fatto parte degli anni d’oro dove tutto è iniziato…
Nightlife milanese negli anni ’70 – ’80
Negli anni ’70 il dj era un selezionatore di musica così come afferma Claudio Cecchetto che inizia la sua carriera in una piccola disco. C’erano i dj resident ma la loro figura era marginale e spesso e volentieri erano nascosti al pubblico. La disco era un momento di ritrovo esclusivo del sabato sera e della domenica pomeriggio. Joe T Vannelli nasce come venditore di dischi appassionato di musica dance dove in poco tempo fu il primo dj ad imparare a mixare i brani e a proporlo al pubblico.
Negli anni ’80 con il boom economico Milano diventa la città simbolo e il Divina ne diventa il perno assieme alla fatidica Milano da bere. Sono gli anni di Claudio Cecchetto, del Plastic e del Rolling Stone… sono gli anni dove il volume della musica si alza e dei primi pezzi house. Così come afferma Joe T Vannelli nascono i campionatori dove si prendevano sample per far nascere nuove canzoni.
Il Plastic è rinomato per essere il locale alternativo dove arrivavano artisti internazionali da tutto il mondo. Nascono i selezionatori all’ingresso che sceglievano chi far entrare in base allo stile e al look di quelle interminabili file all’ingresso. Entravano tutti coloro che venivano etichettati come far parte dello stile underground dove ognuno si vestiva come voleva ma con stile.
Gli anni ’80 sono gli anni anche della musica funk e non solo house. Così come afferma Rosangela Pinky Rossi il Plastic era anche il locale delle regole dove non si potevano fare foto con flash, non si poteva fumare per dare un minimo di organizzazione a uno dei locali più “in” del momento.
Il mondo del clubbing negli anni ’90
Gli anni ’90 sono gli anni della club culture dove le serate si fanno anche nei giorni della settimana in location di periferia. Il pubblico cambio ed ogni tipologia di “tribù” è associato un tipo di club. Ogni club aveva un target diverso di persone così come il dress code richiesto cambiava in base al tipo di club.
Sono gli anni del Cafè Atlantique, dell’Old Fashion, di Corso Como, del Casablanca. Il locale house degli anni ’90 diventa il The Base con una clientela specifica basata sulla moda e sul design; dj resident sono Stefano Albanese, Alex Neri, Claudio Di Rocco e a giro un pò tutti ma anche ospiti internazionali.
Finchè il Tunnel nasce come locale della “musica nuova” e vede protagonista il dj Alessio Bertallot. Negli stessi anni e precisamente nel 1995 nascono locali nuovi come i Magazzini Generali ed il Gasoline dove la musica indie e techno diventano protagoniste di una nuova moda importata dagli scenari esteri.
New York Bar nasce nel 1999, una serata al mese dedicata agli amanti della musica house grazie a Joe T Vannelli. Un concept di serata che inizia a Milano ma che sbarca successivamente in tutto il mondo.
La nuova era del clubbing
Non solo house, indie, funk, elettronica ma anche l’ascesa della musica minimal con l’influenza del sound berlinese fanno arrivare una generazione di pr giovani che propongono serate a tema in location più disparate in tutto l’hinterland milanese. Questa è la nuova era del clubbing milanese in concomitanza della nascita di My Space, il primo social network dedicato alla musica e alla promozione degli artisti.
Tra le serate più cool c’è quella del Pink Is Punk sui navigli in un piccolo bar ma che vede file interminabili di persone interessate ad entrare. In questo modo le serate si trasformano in brand e se vai a determinate serate sai che musica trovi e che tipo di clientela ospita. L’esempio più importante è quello di Supalova di Joe T Vannelli che porta una novità: il cantante vocalist, il chitarrista che assieme al dj creano atmosfere particolari e ricercate.
Marcelo Bourlon è uno dei pionieri delle serate legate alla moda dove per lanciare un prodotto viene scelta l’organizzazione di una serata specifica dove poter far divertire tutti in location particolari e musica selezionata.
Il mondo del clubbing negli anni zero
Negli anni zero arriva il concetto di inclusione dove tutti sono i benvenuti e c’è l’abbattimento tra le classi sociali. Sono gli anni dove entrare in un locale o scegliere una serata vuol dire poter trovare etero, gay, fashionisti tutti assieme senza alcuna discriminazione.
Ma sono anche gli anni delle liste, dei privè, dei tavoli costosissimi e riservati. Nascono nuovi paradigmi ed il web cambia tutto perché la musica costa poco e i dj iniziano a costare molto. La figura del dj diventa la più importante. Ma non solo… sono gli anni dei festival e delle serate che iniziano il pomeriggio e finiscono a mezzanotte.
Recensione e riflessioni personali
Essendo nata negli anni ’80 posso dire che la mia adolescenza l’ho passata dietro alle serate di Joe T Vannelli dove il suo sound mi ha fatto vivere emozioni indimenticabili in compagnia di amici. Non dimenticherò mai la sirena che utilizzava quando entrava finalmente lui in consolle… e la pista esplodeva. Ogni suo passaggio tra un brano e l’altro era perfetto e piaceva a tutti.
Anche io posso dire di aver fatto parte di un piccolo pezzo di storia della musica house e ne vado fiera. Ricordo bene i dj che portavano le valigiette con i dischi e la loro passione nel ricercare musica di qualità e introvabile. Non avevamo Shazam nè software per mixare.. l’attesa del sabato sera era fantastica e ci organizzavamo una settimana prima per l’evento.
Che sia meglio oggi o prima non lo so… ma sono contenta di aver visto con i miei occhi e di aver vissuto sulla mia pelle una piccola parte della storia del clubbing italiano. E voi? Di quale generazione fate parte?
Mi raccomando “Sono in lista” dovete assolutamente vederlo su Amazon Video e condividere sui vostri social! Se vi è piaciuto questo articolo visitate il mio blog.


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